L’iroko è una cultivar del teak, che dAl secolo scorso fu impiantata in maniera intensiva in alcuni paesi africani situati a ridosso dell’Equatore, oggi i maggiori produttori sono la Costa d’Avorio, Togo, Tanzania, Sierra Leone, Angola, Kenya, Etiopia, Repubblica Democratica del Congo e Uganda.
Oggi l’iroko è considerato come un legno a sé stante, per quanto generalmente immesso sul mercato come alternativa più economica al teak.
L’alburno dell’iroko è solitamente marrone chiaro, mentre il durame somiglia sensibilmente a quello del teak: bruno rossastro, con una grande varietà di venature, tanto fitta quanto uniformemente distribuita.
Le sue caratteristiche sono quelle di essere un legno non particolarmente duro, ma più coriaceo del teak, punti di forza la stabilità, la compattezza e la durevolezza, invece, sono praticamente le medesime, ovvero molto alte.
L’essiccatura può essere eseguita senza grosse controindicazioni: le probabilità di riscontrare deformazioni durante il processo sono praticamente irrilevanti. Anche il taglio e la lavorazione, se eseguiti a norma, non presentano problematiche di sorta; bisogna solo tenere presente che, se il teak rilascia grossi quantitativi di resina oleosa, l’iroko può presentare dei residui calcarei anche marcati, che alla lunga possono compromettere l’affilatura degli strumenti da taglio.
L’iroko è un’alternativa più a buon mercato del teak.
Ad esempio, per la realizzazione di parquet, l’iroko si lascia preferire in ragione della sua maggiore resistenza a graffi e abrasioni.
Abbastanza diffuso anche il suo utilizzo per la fabbricazione di battiscopa, mensole o rivestimenti per scale. Infine, se dal teak si ricava il didgeridoo, anche l’iroko ha il suo strumento musicale di riferimento: è il djembe, tradizionale strumento a percussione dell’Africa Occidentale.